lunedì 26 marzo 2012

Gigante

Nelle mitologie di molte culture compaiono esseri dall'aspetto umano ma di incredibile statura e forza; con un termine originariamente proprio della mitologia greca, essi sono genericamente detti giganti. In molte tradizioni indoeuropee, i giganti sono creature associate all'origine stessa del cosmo, e rappresentano il caos primordiale a cui gli dèi si oppongono (questo tema per esempio ricorre sia nella mitologia greca che in quella norrena). In genere, i giganti sono rappresentati come esseri di grande forza, estremamente longevi, e spesso anche depositari di una grande conoscenza, e tuttavia immorali e distruttivi. Nel folclore, questa immagine generale si è parzialmente trasformata; i giganti di fiabe come Jack e la pianta di fagioli sono stupidi, violenti e divorano gli esseri umani (specialmente i bambini); le loro caratteristiche sono quasi del tutto sovrapposte a quelle degli orchi. Esistono infine anche caratterizzazioni atipiche, come quella di Oscar Wilde, in cui i giganti appaiono intelligenti e amichevoli.
I giganti nordici
Nelle mitologie germaniche – e in particolare in quella norrena, sulla quale si hanno maggiori informazioni - i giganti sono fra le figure predominanti, a partire dalla stessa cosmogonia. I giganti infatti esistono da prima del mondo, che ebbe origine proprio dal corpo di un gigante, Ymir, spesso messo in relazione con Yama della mitologia indiana. Come in altre mitologie indoeuropee, i giganti della mitologia norrena rappresentano il caos ancestrale che minaccia in continuazione il mondo razionale e ordinato degli dèi (con i quali tuttavia sono imparentati in modi complessi). Molti dei mostri più terribili che abitano la terra sono giganti o progenie di giganti. La tradizione mitologica norrena prevede che nell'ora del Ragnarök, il "crepuscolo degli dèi" che porrà fine al mondo, i giganti attaccheranno la divina città di Ásgarðr, uscendo vittoriosi dallo scontro.

venerdì 16 marzo 2012

Gli Unicorni

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La figura dell’unicorno, mitico animale dal corpo di cavallo con uno stupendo  corno in mezzo alla fronte, è presente in molte culture di ogni tempo… per esempio anche William Shakespeare nel III atto de “La tempesta”, ne parla come un animale incredibile. Del fatto però che anche in tempi di Shakespeare si parlasse di questo animale non ci si deve meravigliare: da sempre l’unicorno è stato una figura molto importante e di prestigio. Non era raro sentire di sovrani che possedevano nelle loro collezioni privare i corni di unicorno, oppure trovare nelle farmacie delle polveri di corno, tradizionalmente incredibilmente potenti come controveleno!
Ma l’atteggiamento degli uomini nei confronti di questa creatura mitica è stato nei secoli molto discordante: basti pensare che mentre alcuni lo annoveravano come un flagello della natura, altri usavano raffigurarlo addirittura nei simboli araldici delle loro famiglie, quasi conferisse importanza e prestigio.La concezione dell’unicorno nasce fra la Cina e l’India: viene infatti descritto per la prima volta nel Li-Ki come uno dei quattro animali benevoli, insieme al drago, alla fenice e alla tartaruga. Il suo nome originale era K’i-lin, nome che secondo la tradizione cinese riuniva in principio maschile e quello femminile, ed era raffigurato come un grande cervo con coda di bue e zoccoli di cavallo, armato di un solo corno, dai peli dorsali di cinque colori e da quelli del ventre gialli o bruni: non calpestava erba viva ne uccideva animali viventi, e compariva solamente nel momento in cui venivano al mondo dei regnanti perfetti. In occidente si iniziò in seguito a confondere questo animale mitico con il rinoceronte, al corno del quale da sempre erano attribuite della capacità curative, ma nella tradizione cinese i due animali erano nettamente distinti senza nessun dubbio.In seguito la figura dell’unicorno si diffuse verso nuovo paesi e la ritroviamo in culture estremamente differenti da quella cinese: in Persia, ad esempio, si parla di un immenso unicorno a tre zampe, che aveva il potere di purificare l’oceano.Come detto in precedenza, il mito dell’unicorno venne in Occidente molto + tardi, ed è interessante scoprire quali erano stati i canali attraverso i quali la sua figura è riuscita ad arrivare fino a noi e con quale concezione.


I Fauni


Nella mitologia romana Fauno era una creatura per metà capra (le zampe) e metà uomo.
Corrispettivo del dio Pan nella mitologia greca, Fauno era il protettore dei boschi e dei loro abitanti ma era anche il dio dell’agricoltura e dei pascoli.
I suoi passatempi preferiti erano corteggiare le belle ninfe e cacciare anche se non disdegnava spaventare gli uomini che incautamente passavano nei pressi dei suoi boschi. Sia a Roma che nell’antica Grecia Fauno (Pan) era diventato così popolare tra la gente tanto da essere adorato come una delle divinità più importanti.
A lui infatti venivano rivolte un gran numero di preghiere e le sue profezie venivano tenute in gran considerazione.
Nel medioevo il corrispettivo di Fauno era il Satiro.
Combattuto dalla popolazione, era ritenuto un uomo-bestia dalla forza straordinaria che attaccava le greggi e le mandrie.
Il suo rifugio, come per Fauno, era il bosco da cui usciva molto raramente.

giovedì 15 marzo 2012

Centauri


Nella mitologia è quasi sempre dipinto con carattere irascibile, violento, selvaggio, rozzo e brutale, incapace di reggere il vino.
Solitamente raffigurati armati di clava o di arco, emettevano urla spaventose.
L'equino, nel II millennio a.C., non era ancora conosciuto in Grecia. Perciò è possibile supporre che questo animale, la cui importanza era davvero notevole per un popolo di nomadi migratori, fosse oggetto di culto. È anche probabile che in alcune regioni lontane, quali la Tracia o la Tessaglia, vivessero delle tribù semiprimitive che si dedicavano all'ammaestramento degli animali selvatici. Per questo si sarebbe potuta creare l'immagine di un essere mitico che univa il cavaliere alla sua cavalcatura.
Certi centauri acquisiranno anche leggende proprie, come Chirone, Euritione, Nesso e Folo, diventando in seguito - in epoca moderna e contemporanea - personaggi tipici della letteratura fantasy.
La loro particolarità è che possedevano tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall'estrema saggezza all'incredibile crudeltà. E tale idea perdurò nel tempo. Durante il Medioevo, l'immagine del centauro si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. È rappresentato spesso con i capelli in fiamme, per lo più armato, soprattutto di freccia e arco. Talvolta l'obiettivo è una colomba, tal altra un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell'anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Ma il vero specchio del pensiero medioevale in merito è rappresentato da Dante, che nella Divina Commedia colloca i centauri nell'inferno (Inf. XII) come custodi-giustizieri dei violenti contro il prossimo, in rapporto diretto con il loro carattere violento avuto in vita.
La figura del Centauro viene rivisitata anche da Machiavelli, il quale la usa per descrivere il suo modello di governante perfetto, umano, sì, ma anche ferino (in particolare simile a un incrocio tra un leone e una volpe), in quanto l'esercizio del governo implica l'uso di forza e astuzia.





lunedì 12 marzo 2012

Le streghe
La strega è una donna ritenuta dedita all'esercizio della stregoneria, ovvero, secondo vasta credenza popolare tradizionale a molte culture, una donna che si ritiene sia dotata di poteri occulti; il suo omologo maschile è stregone.
La figura della strega ha però radici che precedono il Cristianesimo ed è presente in quasi tutte le culture come figura a metà strada tra lo sciamano e chi, dotato di poteri occulti, possa utilizzarli per nuocere alla comunità, soprattutto agricola.
Solitamente le streghe si distinguono in due categorie, streghe nere e streghe bianche. Secondo la tradizione, le prime hanno più probabilità ad avere contatti con il male, mentre alle seconde, vengono attribuiti dei poteri di guarigione.
Il termine deriverebbe dal greco "stryx, strygòs" e sta per "strige, barbagianni, uccello notturno", ma col passare del tempo assunse il più ampio significato di "esperta di magia e incantesimi".
Le streghe usano sepre lunghi mantelli e portano ampi cappelli a punta.
Il gatto nero è il loro simbolo.

Streghe nere

Le streghe nere (non solo quelle di isa e bea) sono metà umane e metà creature magiche. Loro appartengono alla notte, al buio, al mondo delle ombre; sono tenebrose, oscure, misteriose e pericolose. Tra il bene e il male hanno scelto la via del male. Alimentano il loro potere arrecando dolore e disperazione agli altri. Sono decise, fiere di loro stesse e non temono nulla, ma nelle profondità del loro cuore si nasconde una paura: la paura della loro maledizione... la maledizione che si deve sopportare per aver scelto il male.


Streghe bianche

Le streghe bianche usano i loro poteri magici solo per fare del bene, vivono per secoli e secoli senza invecchiare mai, hanno nemici nella magia nera che combattono da sempre, e il loro animo buono ed il cuore puro sono le armi più forti per sconfiggerli. Tutte le streghe bianche hanno svariate capacità ma ogni strega ha un suo potere personale.

 

 

Il calderone delle pozioni


calderone
Il calderone per gli intrugli costituisce lo strumento più utilizzato  e rappresenta un elemento caratterizante le streghe. Con gli intrugli disgustosi che bollivano nel suo calderone, la strega poteva preparare veleni letali, filtri magici o anche unguenti medicamentosi.
Anne Marie de Georgel, una strega che visse a Tolosa nel XIV sec, ammise di aver preparato uno stufato a base di erbe velenose, pezzi di cadaveri di uomini e di animali e lembi di indumenti strappati ad un impiccato. Dagli atti del processo non è specificato a quale scopo servisse tale intruglio, ma sicuramente si può evincere che non fosse
per un intento benigno. La raccolta delle erbe segue periodi articolari per stabilire quali effetti debbano produrre: in luna calante per malefici, in luna piena per effetti benefici. Per esempio,le foglie di alcune piante raccolte con la  luna piena e fatte bollire, servono per migliorare i poteri di chiaroveggenza.

 


Gli alleati delle streghe
La strega delle fiabe non sarebbe convincente se non avesse un gatto, magari nero anche se questo è un particolare trascurabile, fedele compagno e complice dei suoi sortilegi. Ma i gatti non erano gli unici animali associati alle streghe. Furetti, conigli, porcospini, merli, gufi e civette, corvi, rospi e rane erano tutti considerati loro degni compari . In Gran Bretagna i gatti e altri presunti demoni al servizio delle streghe vennero spesso esibiti come prove nei processi del XVII secolo, con l'effetto, purtroppo, di attirare i sospetti sulle persone molto attaccate ai loro piccoli amici. Gli animali hanno ricoperto diversi ruoli nei miti pagani e nelle pratiche religiose, in Europa, e certe superstizioni sui poteri magici di queste creature sopravvissero anche dopo la cristianizzazione del continente. Venne elaborata una dottrina ecclesiastica che indusse i più creduloni a vedere l'ombra di Satana a stretto legame con un animale. I gattofili erano particolarmente esposti ai sospetti a causa delle antiche superstizioni sui felini. Moltissimi anni fa, in Egitto, i gatti erano considerati sacri e perciò fatti oggetto di riti religiosi che comprendevano musiche, danze e riti sessuali e l'attaccamento era molto profondo, tanto che chi uccideva un gatto rischiava la pena dì morte. Anche altri paesi del mondo antico attribuivano ai gatti un significato religioso. Col Cristianesimo questo culto ebbe fine. Con l'inizio in Europa della caccia alle streghe, i gatti venivano arsi vivi sui roghi assieme ai loro sventurati padroni. Non dimentichiamo però anche un altro oggetto importante ovvero la fedelissima scopa.





 

 

 

 

venerdì 2 marzo 2012

Le Valchirie

Nella mitologia norrena una Valchiria è una divinità femminile minore che serve Odino.
Nell'arte moderna le valchirie sono dipinte come graziose ragazze armate sopra cavalli alati, con elmo e lancia, tuttavia nell'inglese antico "valkyrie horse" era un sinonimo di lupo. Piuttosto che i cavalli alati, le loro cavalcature erano i branchi di lupi che frequentavano i cadaveri dei guerrieri morti in battaglia.
Dal momento che il lupo era la cavalcatura della valchiria, la valchiria stessa appare simile ad un corvo, volando sopra i campi di battaglia per scegliere i corpi. Così, i branchi di lupi e i corvi che spazzavano un campo dopo una battaglia possono essere stati visti come mezzo per la scelta degli eroi. Vengono spesso rappresentate come aitanti fanciulle dai lunghi capelli biondi.
Infatti lo scopo delle valchirie è quello di scegliere i più eroici tra i caduti e portarli nel Valhalla dove diventano einherjar. Questo è necessario perché Odino ha bisogno di guerrieri valorosi che combattano dalla sua parte alla fine del mondo.
« Sá hon valkyriurvítt of komnar,
görvar at ríða
til Goðþióðar.
Skuld helt skildi,
en Skögul önnur,
Gunnr, Hildr, Göndul
ok Geirskögul;
nú eru talðar
nönnur Herians,
görvar at ríða

grund valkyriur. »
« Vide, lei, le Valchirie venire da lontano,
pronte a cavalcare
verso il popolo dei Goti.
Skuld teneva lo scudo,
seconda era Skögul,
Gunnr, Hildr, Göndul
e Geirskögul.
Ora ho elencato
le fanciulle di Heriann,
pronte a cavalcare

la terra, le Valchirie. »